IL CASO BREUSS - IL NATURISMO - L'ALOE
Il caso Breuss
E' davvero molto ricco l'elenco di coloro che hanno provato con i fatti la validità delle loro teorie, spesso sostenute da documentazioni cliniche e da un'ampia casistica. In questo capitolo, non possiamo dare che una piccola selezione di tutto ciò che riguarda l'argomento. Nonostante gli interessanti risultati, queste pratiche non sono mai state prese in considerazione ed approfondite dalla ricerca ufficiale. Un esempio, è rappresentato dalla cura anticancro applicata da Breuss, una forma di digiunoterapia. Il principio si basa sul fatto che il cibo che normalmente introduciamo è diretto a sostentare le cellule di qualsiasi natura, benigna o maligna, esse siano. Alcuni alimenti non sembrano però graditi alle cellule tumorali. La cura anticancro di Breuss prescrive quindi un'alimentazione strettamente limitata a tali sostanze, in modo da togliere il sostentamento alle cellule tumorali, senza tuttavia debilitare l'organismo.
Vediamo cosa scrive nell'introduzione del libro (Cancro - Leucemia di Rudolf Breuss, Edizioni Medicina Naturale di Baccichetti Fanny, p. 31) il dottor F. B. di Berchtesgaden: "Nessun diverso sistema ci farà vincere il cancro, a meno che l'industria chimica scopra mezzi potentissimi che, come nel caso della terapia anti-tbc, distruggano tutto per via chimica, lasciando però un organismo ancora più fragile dell'attuale. Sarebbe questa la via del trattamento puramente chimico-farmaceutico, che potrebbe bensì portare al superamento dello stato contingente, come nel caso della terapia sintomatica, ma comporterebbe conseguenze future talmente pesanti, da condurre gradatamente ad un'umanità non più sana, ma ancor più malata. Sarebbe perciò doveroso vagliare, con la massima attenzione, tutti i tentativi di chi affronta il rischio di superare il fattore cancro con un trattamento naturale e non chimico.
Un tale tentativo, è stato intrapreso dall'empirico austriaco - preferirei chiamarlo "esperto di terapie naturali" - Rudolf Breuss, di Bludenz. Breuss ha 82 anni, esattamente come me, e dispone, a quanto sono stato informato, di una grande esperienza nel settore della medicina popolare. Per questa via, probabilmente, è giunto alla nuova forma della cura del digiuno, da lui messa a punto. Il digiuno, e questo per me rimane un punto fermo, è e resta il più valido metodo per vincere le malattie. La mia esperienza, di centinaia di casi, mi ha continuamente dimostrato non esservi nulla che agisca tanto a fondo ed in modo talmente completo, quanto la rinuncia volontaria al cibo ed il consentire l'azione della forza risanatrice interna, che ogni uomo porta in sé.
Breuss fu uno dei pochi empirici a porre la sua fiducia in questa energia ed a modificare ampiamente la cura del digiuno, quale fu insegnata, negli anni trenta, dal dott. Otto Buchinger, cercando di adattarla alla nostra cultura attuale. Il nostro errore, oggi, è quello di aggrapparci ancora troppo alle indicazioni passate di Buchinger e anche di Waerland: prescriviamo i succhi senza integrarli con le corrispondenti erbe, inoltre fissiamo una durata troppo breve per la cura. In questo senso, Breuss ha introdotto idee completamente nuove nella cura del digiuno, nei casi di cancro; egli merita quindi la massima ammirazione, per il coraggio dimostrato, quando intraprese il primo tentativo di far digiunare un canceroso per 42 giorni di seguito. Di solito, infatti, le cliniche che curano con il digiuno, applicano una cura della durata di 21 giorni. Generalmente, i malati che intendono seguire questa strada, preferiscono la cura breve, perché non hanno idea di quanto tempo occorra all'organismo per superare una malattia grave. Chi vuole scoprirlo, studi lo schema delle fasi del dott. Reckweg.
Effettivamente, alcune delle affermazioni del signor Breuss, nel suo libretto, mi sembrano molto ottimistiche, in particolare quando parla del trattamento della leucemia. Nonostante ciò, io, come medico, non rifiuterei mai la strada indicata, e preferirei percorrere questa, piuttosto di quella praticata tuttora dalla medicina universitaria, tanto aggressiva per l'organismo.
E' molto più naturale e concreta la strada percorsa da Breuss, con il suo ragionamento: "Il tumore deve essere divorato dall'organismo stesso, durante la cura del digiuno!" Mediante il digiuno il corpo elimina tutto quanto gli è estraneo, poiché separa tutto ciò che è malato, da ciò che è sano.
Per la sua cura di 42 giorni, Breuss ha ideato una mistura di succhi, composta per la maggior parte di rape rosse, carote, sedano, rafani e patate. Quest'ultima componente, viene ignorata nelle cliniche del digiuno, a causa del sapore sgradevole, ma è proprio questo l'ingrediente più importante, quello che permette di ottenere il migliore risultato, in particolar modo nei casi più gravi. Se si vuole eliminare il succo di patata, Breuss consiglia allora l'assunzione di decotto di bucce di patata, negli intervalli fra i succhi. Metodologia che anch'io condivido. Alcuni giorni prima dell'inizio del digiuno, Breuss inizia a somministrare un quarto di litro della mistura, affinché il malato vi si abitui. Anche riguardo alla restante somministrazione di liquidi, sempre molto generosa, sono d'accordo con lui. E' inoltre particolarmente utile il ricorso a speciali decotti d'erbe, che hanno la funzione di riordinare il ricambio disturbato. La cura viene completata da una speciale mistura di decotti d'erbe per i reni, accanto alla salvia e al geranium robertianum. Egli consiglia anche il decotto di calendula, che dai tempi antichi è nota per le sue qualità anticancerose. Le sue indicazioni sono completate da precise istruzioni sul modo di preparare le tisane.
Breuss afferma di aver guarito più di mille cancerosi mediante la sua cura. Ed aggiunge, molto correttamente, "purché i malati non siano stati già trattati con irradiazioni e altre terapie pesanti anticancerose, nel qual caso non vi è stato successo." Questa affermazione coincide perfettamente con la mia esperienza, un trattamento biologico, può essere accompagnato da successo, soltanto quando le difese dell'organismo non sono state preventivamente danneggiate da mezzi chimici potenti. Breuss torna continuamente a ripetere la sua convinzione: il tumore è una escrescenza autonoma e le sue cellule possono essere divorate solo affamando l'organismo, con la cura dei succhi. L'esperienza della cura del digiuno, infatti, ci insegna che il corpo, digiunando, elimina tutto ciò che gli è estraneo. Questa è stata anche la mia convinzione in tutti gli anni della mia attività.
Fino
al 1990, gli ammalati guariti dal cancro, e da altre malattie
apparentemente incurabili, con le terapie di Breuss, dovrebbero,
secondo un calcolo per difetto, essere circa 45.000. Se la
cosiddetta ricerca per il cancro e la scuola di medicina fossero
state dalla mia parte, anziché contro di me, molto
probabilmente potrebbero essere più di un milione! Anche nel
caso di operati, irradiati e trattati con la chemioterapia, per molti
la speranza non è ancora
persa!"
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Il Naturismo
Ovviamente il digiuno, come pratica terapeutica, viene attaccato dalla maggior parte della medicina ufficiale, un'eccezione è rappresentata dal dottor Paolo Cataldi. Cataldi, medico chirurgo, specializzato in malattie dell'apparato digerente, passato negli anni '80 alla medicina naturale, specializzato nel digiuno dolce e autore della Dieta Nayr, è invece un sostenitore di tale pratica. "L'apparato digerente, è quello che, più di ogni altro organo del nostro corpo, ha bisogno di energia per funzionare. Nel digiuno, questa attività così impegnativa, viene completamente eliminata e nell'organismo accadono cose sorprendenti. Il corpo, libero da questo impegno, concentra la sua forza nel rigenerare gli organi, espellendo tutte le tossine accumulate nel corso del tempo"; si tratta dei radicali liberi, delle sostanze acide che vengono scartate dal metabolismo, veri e propri veleni. così si esprime la naturopatia, la scienza medica nella quale si inserisce il digiuno terapeutico. Una teoria che sarebbe giudicata troppo semplicistica dalla medicina ufficiale, un retaggio del passato. "Tutta questa ostilità, afferma Cataldi, deriva dal fatto che questa cura non costa nulla. Il digiuno non è redditizio, non porta soldi."
Il digiuno di Breuss, come terapia contro il cancro, non costituisce un esempio unico nel mondo delle terapie naturali. Un'altra scuola, nota a livello mondiale, è quella fondata da Herbert M. Shelton, un americano di origine tedesca, nato nel Texas nel 1895 e che nella sua lunga vita ha scritto decine di libri. Documentò casi clinici risolti, elaborò un nuovo modo di vivere e di pensare secondo natura. (Digiunare per rinnovare la vita ed. Paoline)
Attualmente, Vivian Virginia Vetrano rappresenta la discepola più ortodossa dell'igienismo di Shelton, accanto al quale ha vissuto un'esperienza ventennale, nella Scuola della Salute di S. Antonio, nel Texas.
Vediamone i punti essenziali:
"La vera digiunoterapia è praticata da medici vitalisti, igienisti e naturopati, che hanno una visione globale della persona e la considerano nel suo insieme fisico-psichico-spirituale. Per diagnosticare lo stato di salute, invece di analisi aggressive (come i pericolosi raggi X), vengono adottati metodi dolci: iridologia, riflessologia, esame dei capelli, nonché la moderna analisi del terreno bioelettrico (specialità di Salvatore Simeone). è fondamentale saper distinguere il momento di interrompere il digiuno: ognuno, a seconda delle proprie riserve, ha il suo tempo massimo (c'è chi ha superato addirittura i 60 giorni), dopo il quale rischia l'inanizione, un'anoressia irreversibile. Perciò è sempre necessario farsi seguire da un esperto terapeuta, in grado di riconoscere i segnali che indicano il momento di rialimentarsi." La Vetrano lamenta, come quasi tutti i medici igienisti nel mondo, che generalmente si arrivi a sperimentare il digiuno quando si è ormai all'ultima spiaggia, dopo aver provato senza successo tutte le terapie della medicina convenzionale. I casi sono quindi spesso molto difficili, e sovente insorgono problemi legali. Negli Usa, così come in Italia, nonostante la libertà terapeutica (del medico e del paziente) sia sancita dalla Costituzione, i medici che prescrivono rimedi diversi da quelli ufficiali, sono molto più soggetti a critiche e denunce. "Nonostante ciò", continua la decana dei digiunoterapeuti, "ho accettato anche malati gravi, perché ho sempre avuto fiducia nella capacità di autoguarigione del corpo (la vis medicatrix naturae, di cui parla Ippocrate) e nei principi dell'igienismo".
La dottoressa Vetrano annovera nella sua lunga esperienza, casi clinici molto significativi. "Una signora di 40 anni, che aveva assunto per lungo tempo pesanti farmaci, tra cui cortisonici, soffriva di un'infiammazione in tutti i muscoli del corpo, non poteva camminare, né girare la testa e si muoveva come un automa; per questo le avevano anche ritirato la patente. Quando venne da me era debolissima. La prima volta poté digiunare solo 11 giorni, durante i quali si ripulì di tutte le droghe ingerite. La dimisi e le raccomandai di seguire una dieta igienista, di non assumere farmaci e tornare dopo sei mesi. Essendo meno debole, digiunò altre due volte, per 21 e 30 giorni, migliorando sensibilmente, fino a guarire del tutto. Durante l'ultimo periodo di cura, ogni giorno che andavo a trovarla sembrava sempre più felice. Una mattina, mi sorrise radiosa, confessandomi che, per la prima volta da vent'anni, aveva dormito sdraiata sulla pancia, prima le era impossibile, perché aveva il collo bloccato. Era anche guarita da una cisti sulla spalla, che durante il terzo digiuno si era ingrossata ed infiammata, aprendosi e drenando, fino a ridursi ed a sparire completamente, lasciando solo una piccolissima cicatrice". Non tutte le storie, però, hanno un lieto fine. "Accogliemmo una quarantenne italiana, che viveva nel Nord California, affetta da tumore al cervello, con altre neoplasie in formazione in tutto il corpo. Stava perdendo la vista e l'udito, aveva principi di paralisi e non poteva più camminare da sola.
Le prescrissi completo riposo a letto e tre lunghi digiuni (di 30, 25 e 21 giorni ciascuno), ogni volta intervallati da uno-due mesi di rialimentazione igienista, per ricostituire le sue riserve energetiche. Dopo circa sei mesi di cura, era molto debole, ma completamente guarita dal tumore, aveva recuperato vista, udito, deambulazione. A questo punto, il figlio venne a trovarla. Vedendola molto magra, preoccupato, volle riportarla a casa, nonostante il mio parere contrario. La paziente, però, seguendo per due anni un regime vegetariano crudista, continuò a stare bene. Il marito, allora, visto che era ormai guarita, la convinse ad interrompere la dieta. Il tumore iniziò a riformarsi; allarmati, preferirono ricoverarla in ospedale, ma dopo l'intervento chirurgico la signora perse tutte le funzioni e divenne un vegetale".
Secondo
il dottor Sebastiano Magnano (uno dei pionieri nel nostro Paese), la
situazione della digiunoterapia, pur migliorata rispetto a dieci
anni, è ancora troppo precaria. "è vero, c'è
più informazione da quando, due anni fa, si è tenuto a
Roma un importante congresso internazionale, ma la proposta di
legge per la regolamentazione di questa pratica, presentata in
Parlamento nella scorsa legislatura, è stata completamente
ignorata". Quel disegno di legge è rimasto chiuso nei
cassetti della Commissione affari sociali. La maggioranza dei membri
era troppo impegnata a organizzare i prodromi di Sanitopoli,
fare pressione per l'aumento dei prezzi dei farmaci e rendere
obbligatoria in Italia (unico Paese al mondo) la costosa vaccinazione
contro l'epatite
virale.
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L'Aloe
C'è poi il caso, definito da qualcuno miracoloso, dell'aloe e del miele: un miscuglio di Aloe arborescens pulita dalle spine, miele puro, 3-4 cucchiai di arak o whisky o tequila, il tutto frullato. Il risultato: una crema che ha guarito molti dal cancro.
Questo rimedio lo si deve a padre Romano Zago, un frate francescano. Questa ricetta deriva dalla saggezza popolare brasiliana; i poveri dovevano fare uso di ciò che la natura passava, a costo zero, per la loro cura. così, spiega il frate, hanno imparato ad usare le erbe e tra queste l'aloe. Tre cucchiai del miscuglio, tre volte al giorno, un quarto d'ora prima dei pasti e la guarigione è raggiungibile spesso perfino nell'arco dei primi dieci giorni. Il tempo, come dice frate Zago, necessario al sangue per percorrere l'intero organismo e portare i benefici effetti del miscuglio in ogni angolo, anche il più remoto, del nostro corpo. Se i benefici non si avessero subito dopo i primi dieci giorni, dopo essersi sottoposti ad esami di controllo per vedere a che punto è il male, si può procedere ad una serie successiva di cicli, sempre di dieci giorni l'uno. I risultati esistono e sono notevoli in qualsiasi tipo di cancro: pelle, gola, seno, fegato, utero, prostata, cervello, fegato, intestino: vi sono persino guarigioni dalla leucemia. (v. La Terra Santa, Il miracolo dell'aloe e del miele, di Vittorio Bosello).
La notizia ha destato l'interesse del mondo scientifico, tanto che è nata l'A.R.A. (Associazione Ricerca Aloe), con l'intento di studiare questa pianta ed i suoi effetti terapeutici nella lotta contro i tumori, presieduta dal professor Roberto Miccinilli, che da oltre vent'anni si occupa di omeopatia all'Università di Londra. Il professor Giuseppe D'Alessio, direttore del Dipartimento di Chimica Organica e Biologica dell'Università Federico II di Napoli, ha effettuato, per conto dell'associazione, alcune ricerche sugli effetti dell'Aloe arborescens. I risultati sono stati sorprendenti: testata più volte, l'aloe ha dimostrato di essere in grado di distruggere le cellule tumorali, preservando nel contempo quelle sane. E' stato inoltre riscontrato un elevato potere antidolorifico, che permette di attenuare notevolmente il dolore dei malati terminali che non dovessero più rispondere ad altri analgesici (v. Oli, novembre 1996, Aloe Arborescens e terapia dei tumori: una riflessione, di Roberto Miccinilli).
A conferma di questi dati, il ricercatore americano David Hudson ha scoperto che uno stato particolare, monoatomico, di rodio e iridio possiede eccezionali facoltà terapeutiche, che si sono dimostrate efficaci anche in casi terminali di cancro. Una sua ricerca ha dimostrato che tali sostanze sono presenti in notevoli quantità nell'Aloe arborescens.
INDICE
Copertina
Prefazione
Introduzione
La
ricerca ufficiale
Dove
finiscono le vostre offerte
Medicina,
soldi e potere
Le
statistiche truccate
Prima
conclusione
La
ricerca ostacolata: scoperte e persecuzioni
Il
caso Alessiani
Il
caso Görgün
Il
caso "Albert"
Il
caso Di Bella
Il
caso Zora
Il
caso Bonifacio
Il
caso Essiac
Il
caso Hamer
Il
caso Pantellini
Il
caso Proper-Myl
Il
caso Vincent
Conclusioni
finali
Appendice
e Nota alla 1° edizione