IL CASO ZORA
L'omeopatia è probabilmente la terapia alternativa che raccoglie in sé più prove scientifiche e, nello stesso tempo, più opposizioni di tutte le altre. Il grande scandalo che l'omeopatia suscita è dovuto al fatto che in essa si usino farmaci diluiti oltre il limite del numero di Avogadro; in parole più semplici, che non contengono più nulla se non acqua fresca. Il fatto che questi farmaci, da un punto di vista chimico, siano una specie di zero assoluto, non può però negare l'altro fenomeno: essi hanno ancora un'indubbia azione biologica, ben provata clinicamente in quasi due secoli di pratica e sperimentalmente in vari test di laboratorio. Nonostante ciò, i baroni della medicina, legati con patto d'acciaio alle industrie farmaceutiche, continuano a dichiarare che, poiché la fisica e la chimica dimostrano che i rimedi omeopatici non contengono principi chimicamente attivi, non vale neanche la pena di prendere in considerazione una tale disciplina; che anzi essa è una truffa e che bisognerebbe mettere in galera i medici che la praticano. Questo ragionamento non prova che la malafede o, in seconda ipotesi, l'ottusità di chi lo sostiene.
Il problema invero è molto semplice. Perché un fatto sia scientificamente dimostrato, esso ha bisogno della "ripetibilità", della costanza di risultati oggettivamente osservabili. Sono oramai numerosi gli esperimenti, in possesso di queste caratteristiche, che dimostrano senza dubbio alcuno che un farmaco omeopatico, diluito ben al di là del limite dato dal numero di Avogadro, ha ancora un'azione biologica ben chiara ed evidente, rilevabile oggettivamente. La fisica non riesce a spiegare il fatto? Bene, sarà compito dei ricercatori trovare una spiegazione; gli studi potranno inoltre rappresentare un'occasione di ampliamento delle attuali conoscenze scientifiche, con sviluppi che potrebbero andare ben oltre la semplice spiegazione di un fenomeno. così è successo per l'elettromagnetismo, inizialmente argomento di maghi e ciarlatani, che ha trasformato la vita sul nostro pianeta.
Un ricercatore che ha applicato alcuni principi dell'omeopatia alla terapia del cancro, è stato il professor Giuseppe Zora, oncologo, docente all'Università La Sapienza di Roma. Alla fine degli anni '70, assieme alla collega Anna Tarantino, eseguì una sperimentazione del siero Bonifacio presso l'Istituto di Oncologia dell'Università di Messina. La relazione di due giovani scienziati, pubblicamente apprezzata da Angelo Gimbo, direttore della cattedra di Oncologia Comparata della medesima università, documentò un'attività certa del siero, sia pur variabile nella gravità dei tumori. Iniziò ad applicare con successo il frutto delle sue ricerche e, ben presto, con il successo clinico, iniziarono le persecuzioni: inviso alla classe medica per le sue idee terapeutiche e per aver sbugiardato la commissione Bucalossi (v. Il caso Bonifacio), ha dovuto, per poter esercitare la professione, rifugiarsi all'interno dello Stato del Vaticano. In Italia ha comunque subito vari procedimenti giudiziari, che durano ancora oggi. Zora ha sempre risposto colpo su colpo, riuscendo ogni volta a spuntarla. Emblematico il caso successogli: premiato negli Stati Uniti con il prestigioso titolo internazionale di Medico dell'Anno, viene, nello stesso giorno, arrestato dallo stato italiano al confine con la Città del Vaticano. Liberato, stanco di ricevere solamente opposizioni invece dei meritati riconoscimenti, si è trasferito in Svizzera, dove (guarda caso) ha trovato un'ottima accoglienza: l'istituto di ricerca Veltrupp SA ha preso in seria considerazione le sue scoperte ed un'industria farmaceutica ha iniziato la produzione e la vendita del suo farmaco omeopatico: l'Adjuvant plus.
Tra i farmaci usati dal prof. Zora vi sono anche delle sostanze naturali, come la cartilagine di squalo, uso finora ridicolizzato dalla medicina ufficiale. Ultimamente si è fatto molto clamore sulla scoperta, di un ricercatore americano, che due proteine, endostatina e angiostatina, potrebbero essere decisive nella lotta al cancro. Indovinate dove sono contenute? Nella ridicola cartilagine di squalo.
Come documentazione offriamo un estratto della monografia realizzata dall'Istituto Veltrupp SA sugli effetti dell'Adjuvant plus. Essa comprende una ricerca condotta su quasi cinquecento casi di cancro terminale e su un numero minore di casi di altre malattie considerate inguaribili dalla medicina ufficiale. Per quanto riguarda i tumori, i cinquecento casi presi in esame avevano una diagnosi con una speranza di vita da uno a sei mesi. Dopo quattro anni quasi la metà dei pazienti trattati con l'Adjuvant erano ancora in vita. La ricerca è sottoscritta dal Prof. Giuseppe Martines, ordinario di Terapia Medica presso l'Università Gabriele D'Annunzio, in collaborazione con undici medici ricercatori.
ESPERIENZE CLINICHE
Abbiamo trattato 461 pazienti di entrambi i sessi, di età tra i 20 e i 70 anni, affetti da malattia cancerosa in fase avanzata, con LPS 4 DH avendone prima accertata la esatta diagnosi cito-istologica.
Abbiamo suddiviso i pazienti, selezionati in base all'organo di partenza della neoplasia, in due gruppi (Tab. 2).
1° Gruppo, 307 casi: I pazienti avevano praticato Chemioterapia (CT) e/o Radioterapia (RT); si trovavano in progressione di malattia (T3 o T4; N+; M+; secondo TNM), con sintomatologia soggettiva ed obiettiva evidente, in condizioni generali ampiamente decadute, con un Sistema Immunitario ampiamente compromesso al controllo ematologico effettuato prima dell'inizio del trattamento con LPS 4 DH; con un PS (Performance Status) tra 50 e 20. La prognosi formulata per i suddetti pazienti era tra 1 e 3 mesi di sopravvivenza.
2° Gruppo, 154 casi: I pazienti non avevano praticato nessuna terapia specifica (o a causa della gravità della malattia che non lasciava intravedere alcuna possibilità terapeutica; o per la presenza di altre patologie che rendevano impossibile l'applicazione di terapie specifiche; o per propria libera scelta terapeutica); si trovavano in progressione di malattia (T3 o T4; N+; M+; secondo TNM), con un Sistema Immunitario compromesso al controllo ematologico effettuato prima dell'inizio del trattamento con LPS 4 DH; con un PS tra 50 e 40. La prognosi formulata per i suddetti pazienti era non superiore ai 6 mesi di sopravvivenza. L'immunoterapia a base di LPS 4 DH è stata somministrata a tutti i pazienti per via intramuscolare con una posologia di 2-4 ml al giorno e per cicli di 60 giorni, intervallati da sospensioni di 10 giorni. Al termine di ogni ciclo di 60 giorni, sono stati effettuati esami clinici specialistici ed ematologici.
1° ciclo (60 giorni): 2 ml die per 30 giorni, dal 31° al 60° giorno 2 o 4 ml die, a seconda della gravità del caso.
Sospensione di 10 giorni
2° ciclo (60 giorni): 2 ml die per 15 giorni; sospensione di 5 giorni; 2 ml die per 15 giorni; sospensione per 15 giorni; 4 ml die per 20 giorni.
Sospensione di 10 giorni
3° ciclo (60 giorni): 2 ml die per 10 giorni; sospensione di 10 giorni; 4 ml die per 10 giorni; sospensione di 10 giorni; 4 ml die per 20 giorni.
Il trattamento con LPS 4 DH va proseguito secondo una posologia che prevede maggiori intervalli nell'ambito dei Cicli di 60 giorni, tenendo conto dei risultati clinici ed immunoematologici
La valutazione dei risultati è stata effettuata in base a:
1- SOPRAVVIVENZA
2- RISULTATI CLINICI ED EMATOLOGICI
1° gruppo
Cancro al |
n° casi |
mesi 6 |
mesi 12 |
mesi 24 |
mesi 36 |
mesi 48 |
. |
. |
% |
% |
% |
% |
% |
polmone |
62 |
74 |
64 |
56 |
45 |
41 |
stomaco |
23 |
65 |
52 |
47 |
39 |
39 |
colon |
40 |
65 |
52 |
47 |
40 |
37 |
fegato |
10 |
60 |
50 |
40 |
40 |
37 |
pancreas |
18 |
55 |
38 |
33 |
33 |
27 |
cervello |
15 |
53 |
46 |
46 |
40 |
33 |
utero |
16 |
62 |
50 |
43 |
37 |
37 |
ovaio |
13 |
61 |
53 |
46 |
38 |
38 |
mammella |
51 |
74 |
58 |
51 |
49 |
43 |
rene |
12 |
65 |
65 |
58 |
50 |
41 |
vescica |
15 |
73 |
66 |
60 |
60 |
46 |
melanoma |
32 |
84 |
75 |
68 |
59 |
50 |
totale |
307 |
66 |
56 |
50 |
44 |
38 |
2° gruppo
Cancro al |
n° casi |
mesi 6 |
mesi 12 |
mesi 24 |
mesi 36 |
mesi 48 |
. |
. |
% |
% |
% |
% |
% |
polmone |
30 |
80 |
63 |
56 |
53 |
53 |
stomaco |
11 |
72 |
72 |
63 |
45 |
45 |
colon |
16 |
75 |
62 |
50 |
43 |
43 |
fegato |
8 |
62 |
62 |
50 |
37 |
37 |
pancreas |
12 |
75 |
58 |
58 |
41 |
33 |
cervello |
7 |
71 |
57 |
42 |
42 |
42 |
utero |
10 |
70 |
60 |
50 |
50 |
40 |
ovaio |
5 |
80 |
80 |
60 |
40 |
40 |
mammella |
20 |
75 |
70 |
60 |
60 |
50 |
rene |
10 |
80 |
80 |
70 |
60 |
60 |
vescica |
7 |
85 |
71 |
71 |
57 |
57 |
melanoma |
18 |
77 |
66 |
66 |
61 |
55 |
totale |
154 |
75 |
66 |
58 |
48 |
46 |
INDICE
Copertina
Prefazione
Introduzione
La
ricerca ufficiale
Dove
finiscono le vostre offerte
Medicina,
soldi e potere
Le
statistiche truccate
Prima
conclusione
La
ricerca ostacolata: scoperte e persecuzioni
Il
caso Alessiani
Il
caso Görgün
Il
caso "Albert"
Il
caso Di Bella
Il
caso Bonifacio
Il
caso Essiac
Il
caso Hamer
Il
caso Pantellini
Il
caso Breuss - Il naturismo - L'aloe
Il
caso Proper-Myl
Il
caso Vincent
Conclusioni
finali
Appendice
e Nota alla 1° edizione