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RIASSUNTO DELLE PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI:
(Modalità di
approccio clinico diagnostico)
A cura del Dott.Corrado Cancellotti.
. Anestesia-Rianimazione Ospedale Civile Gubbio
Generalmente si presuppone
che la patologia polmonare interstiziale evolva in maniera relativamente lenta
e progressiva manifestandosi clinicamente con episodi ripetuti di insufficienza
respiratoria sempre più gravi. Tuttavia sono rintracciabili casi in cui
l’andamento presenta una ingravescenza molto rapida con una insufficienza
respiratoria che fin dall’inizio necessita di supporto ventilatorio.
L’instaurarsi in tempi altrettanto rapidi di un quadro fibrotico, spesso
aggravato da patologie concomitanti, rende ragione dell’exitus che spesso si
verifica in tali pazienti. In questo lavoro si intendono evidenziare le
caratteristiche funzionali e strutturali dell’interstizio polmonare non
che le tecniche di indagine ad oggi
disponibili. Parole chiave:
patologia interstiziale, inquadramento nosologio, tecniche diagnostiche cruente
ed incruente "Le pneumopatie interstiziali sono malattie dell'apparato
respiratorio nelle quali vi è un interessamento primitivo o secondario,
circoscritto o diffuso dei tessuti connettivali di sostegno del parenchima
polmonare. Come tali esse sono sostenute da lesioni di vario tipo e natura
(aventi spinte evolutive a seconda delle cause determinanti, note o
sconosciute, ed a seconda dei momenti patogenetici posti in essere accertati o
non accertabili), le quali possono avere sede esclusiva e/o prevalente o
nell'interstizio portante, e/o nell'interstizio intermedio e/o nell'interstizio
alveolare. Trattasi di una serie di alterazioni morfoistologiche che, quando
estese, sono alla base di quadri clinici di insufficienza polmonare globale,
latente o manifesta, acuta o cronica, talvolta reversibile (spontaneamente o a
seguito di opportune terapie). L'interstizio polmonare e costituito dal tessuto
connettivo della parete alveolare composto dalle membrane basali epiteliali ed
endoteliali limitato da una matrice connettivale costituita principalmente da collageno di tipo I, III, fibronectina, fibre
eleastiche e proteoglicani Il collageno di tipo I
costituito da una struttura a tripla elica e’ il più abbondante (65%) e garantisce al polmone la resistenza
meccanica alla distensione, evitando la rottura delle fibre elastiche e
contribuendo alla stabilita alveolare,
impedendo lo svuotamento degli alveoli di diametro minore in quelli di diametro
maggiore. Il collageno di tipo III presenta
un rapporto di 2:1 con il collagene di tipo I. In condizioni fisiologiche si
dispone in fibre sparse ed a livello polmonare fornisce una certa flessibilita
alla trama connettivale precedente. Il collageno di
tipo IV va a formare le membrane
basali a livello della porzione epiteliale e di quella endoteliale
dell’interstizio. E’ da menzionare nella strutturazione dell’interstizio anche
la presenza di una "porzione sottile" rappresentata dal punto di più
intimo contatto tra epitelio alveolare e parete capillare e la presenza di una
"porzione spessa" rappresentata dallo spazio interstiziale compreso
tra le due membrane basali. La diffusione gassosa avviene a livello dalla
"porzione sottile", lo scambio di liquidi e soluti a livello della
"porzione spessa". Il tessuto elastico costituisce il 20% circa del connettivo interstiziale del
polmone. E’ costituito da elastina e micro fibrille. La prima è un materiale
amorfo, caratterizzato da numerose catene polipeptidiche, unite da legami
covalenti, le microfibrille sono filamenti che si dispongono alla periferia
delle fibre elestiche, intorno allo scheletro centrale. L’elastina viene
degradata solo dalle elastasi, le microfibrille da un gran numero di proteasi
(tripsina). La sostanza fondamentale è costituita da proteoglicani che
costituiscono una fitta rete le cui maglie sono occupate da acqua e da
elettroliti. Questi selezionano il transito di macromolecole attraverso
l’interstizio e conferiscono plasticità e flessibilità alla sostanza
fondamentale. Le glicoproteine hanno una funzione cementante tra proteoglicani
e collageno a livello della sostanza fondamentale. Alcune come la fibronectina fungono da raccordo tra collageno e
membrana fibroblastica assumendo una
particolare importanza nell’orientamento e nello spostamento fibroblastico.
Nelle patologie dell'interstizio le lesioni elementari presentano una
evoluzione specifica che viene a configurare l'aspetto globale del danno
polmonare. Queste sono rappresentate dall'edema interstiziale che evolvendo
puo' andare incontro a una organizzazione fibrotica responsabile della tramite
fibrotica lineare. L'interessamento vascolare può generare tromboangioite con
angio-sclerosi capillare e ipertensione polmonare. L'attivazione cellulare può
avviare quadri granulomatosi evolventi verso una bronchiolo-ostruzione o una
bronchiolo-ectasia, o un enfisema o trombosi vascolare. In caso di
proliferazione neoplastica si puo' attuare una evoluzione endolinfatica con
linfoangite carcinomatosa. Durante la fase riparativa, la proliferazione delle
cellule mesenchimali puo' provocare fibrosi circoscritta all'interstizio
alveolare, oppure in caso di soluzioni di continuita' della membrana basale
epiteliale proliferazione intralveolare. Talvolta il danno vascolare predomina
e quello parenchimale ne e la conseguenza, come pure limitazioni al flusso
aereo in gruppi più o meno estesi di alveoli si verificano in caso di
interessamento dei bronchioli terminali e pleuriti o versamenti pleurici e/o in
caso di impegno pleurico. Considerazioni
etiopatogenetiche e fisiologiche: L’argomento rappresenta una sfida non
solo sul piano del suo inquadramento sistemico, ma in particolare per ciò che
riguarda il problema della diagnosi e del trattamento del singolo paziente
nella pratica clinica. Ci sono 3 principali ragioni alla base di queste
difficoltà: (1 esiste una vasta gamma di patologie da
considerare; (2 c’è un gran numero di cause; (3 alcune
sindromi sono molto comuni, mentre altre sono estremamente rare. In
ogni caso nella patologia dell’interstizio polmonare il momento
etiopatogenetico è rappresentato da un accumulo
di cellule infiammatorie nelle
pareti alveolari con liberazione di mediatori che possono danneggiare sia le
cellule parenchimali, sia la matrice connettivale. Ciò si produce per
formazione di immunocomplessi depositantisi a
livello della parete alveolare che possono essere attivati da stimoli antigenici
non conosciuti (fibrosi polmonare acuta
idiopatica) o noti (alveoliti estrinseche).La cellula principalmente coinvolta
sembra essere il macrofago residente, a
livello polmonare, attivato da immunocomplessi cosi da regolare in prima
istanza il flusso di neutrofili. Questi sono in grado di liberare radicali
ossidanti, enzimi lisosomiali (collagenasi, elastasi) capaci di promuovere la
disorganizzazione dell’interstizio. La
successiva risposta riparativa è sempre sotto il controllo macrofagico, intervenendo
questi nella liberazione di mediatori capaci di promuovere e regolare la fibrogenesi (PGE2), nonché la produzione di fibronectina in quantità notevolmente superiore al
normale. Viene elaborato anche un fattore di crescita (AMDGF
alveolar macrophage derived growth factor) che agisce accelerando la proliferazione di fibroblasti gia in
moltiplicazione e un fattore attivante la replicazione fibroblastica, la
interleuchina 1. E’ ipotizzato anche un fattore di amplificazione della
risposta con fattori attivanti i macrofagi.
(MAF) (Tab 1). In ogni caso con l’evolvere
dell’interstiziopatia si produce un aumento della distanza aria-gas con
difficoltà più o meno marcate della diffusione dei gas, e/o una riduzione del
volume d'aria contenuto negli spazi alveolari, e/o una modificazione delle
caratteristiche meccaniche del parenchima polmonare. Nel polmone normale si
ritrovano circa 90% di macrofagi alveolari e 10% di linfociti, scarsi o assenti i leucociti
polimorfonucleati (1-2%). Nelle malattie
interstiziali invece si ritrova un marcato aumento delle cellule infiammatorie, una loro attivazione e differenziazione
(in alcune patologie si rintracciano prevalentemente linfociti, in altre
macrofagi, in altre ancora eosinofili). La valutazione di quanto detto può essere
effettuata attraverso tecniche di prelievo quali quelle successivamente
descritte:
Tab 1: mediatori coinvolti nel danno polmonare |
INTERLEUCHINA I: fattore
di attivazione fibroblastica |
Inquadramento
nosologico L'inquadramento nosografico delle pneumopatie interstiziali si avvale
di un criterio etiopatogenetico noto, come in caso edema polmonare cronico,
alveoliti allergiche estrinseche, infettive o granulomatose, collagenopatie
primitive o secondarie, linfoangiti carcinomatose primitive del polmone o
secondarie, fibrosi dell'interstizio in
toto primitive o secondarie. In genere le pneumoconiosi, le malattie indotte da farmaci,
le polmoniti da ipersensibilita' costituiscono l'80%
di patologie che rispondono al trattamento e che normalmente possono essere
sospettate in relazione alla storia clinica. La ricerca contro gli antigeni
sospetti come quelli elencati nella tabella 2
costituisce una parte importante dell’iter diagnostico e dovrebbe essere
effetuata in tutti i pazienti con
interstiziopatia polmonare, soprattutto in presenza di un’anamnesi suggestiva
di qualche esposizione ad agenti sospetti. La presenza di precipitine indica
un’esposizione all’antigene causale sufficiente a determinare una risposta
immunologia.La diagnosi di polmonite interstiziale,tuttavia, non dipende
unicamente dalla positività per la precipitine, dato che esse si riscontrano
anche nel siero di numerosi individui esposti ai relativi antigeni,ma che non
dimostrano nessun’altra evidenza di polmonite interstiziale. Risultati falsi
negativi possono essere dovuti alla cattiva qualità o all’inopportuna scelta
degli antigeni. A volte può essere utile utilizzare antigeni prelevati
dall’ambiente in cui vive il paziente. Dato che l’efficacia della terapia
dipende in gran parte dall’allontanamento dell’antigene e estremamente
importante identificare l’agente casuale e la sua origine ciò e possibile seguendo
un’accurata anamnesi relativa a esposizione professionale o ambientali e per
questo e importante ove e possibile una visita negli ambienti di vita del
paziente. In numerosi casi tuttavia è possibile allontanare facilmente la
sorgente incriminata come nel caso di uccelli domestici, es.
pappagalli,conigli, proteine di piccioni, colombe, polli tacchini.forfore
animali. piccoli animali esotici es.
scoiattoli, topi, ecc. (Tab 2)
Tab 2: inquadramento
nosografico delle principali pneumopatie interstiziali |
Ad etiologia nota (1/3
delle interstiziopatie) Tossicità da ossigeno,
polmonite da aspirazione: ( Da Gas Radon 222,fumi vapori: (radiazione. Sogetti esposti a piccoli animali: conigli, topi, scoiattoli Proteine animali: di
polli, pappagalli, piccioni, colombe, tacchini, forfore animali Pneumoconiosi (da polveri inorganiche) Fungini: candida,
cryptococcus,ispergillus,histoplasma:(proteine esogene:(polmone
dell’allevatore di uccelli Alveoliti allergiche estrinseche (polmoniti da
ipersensibilita’, da polveri organiche)
Secondarie ad alveolite infettiva Edema polmonare cronico,lesioni polmonari
citotossiche, farmaco indotte, leucostasi Microrganismi patogeni: bacilli enterici, gran
negativi, Pseudomonas, aeuruginosa, anaerobi del cavo orale Artrite reumatoide, lupus erimatoso sistemico Batteriche: Staphylococcus Aureus,nocardia spp,chlamydia
pneumonie, escherichia coli, streptococcus pneumoniae Micobatterici:
M.tuberculosis, M. avium, M.kansasii Virali:
morbillo, herpes, RSV, adenovirus, cytomegalovirus (CMV) Virus herpes simplex Ad etiologia ignota (2/3 delle interstiziopatie ) Sarcoidosi Collagenopatie primitive o secondarie Fibrosi dell’interstizio primitive o secondarie Etiologie rare (istiocitosi X, polmonite
eosinofila, sindrome di Goodpasture proteinosi alveolare) |
Non sempre e' possibile
definire i momenti causali determinanti l'insorgenza di uno scompenso
respiratorio o cardiorespiratorio, trattandosi in genere di situazioni
inveterate che rivestono il carattere di emergenza clinica vera e propria.
Tuttavia i fattori scatenanti possono essere ricondotti a focolai
broncopneumonici, sindromi ostruttive asmatiformi, sindromi atelettasiche, sindrome
da ingombro endobronchiale, shock da Gram negativi, trombosi polmonare,
progressiva caduta dell'attivita' cardiaca (Tab. 3)
Tab 3:cause
precipitanti una interstiziopatia |
focolai broncopneumonici sindromi ostruttive asmatiformi sindromi atelettasiche sindrome da ingombro endobronchiale shock da Gram negativi trombosi polmonare insufficienza cardiaca |
Test
di funzionalita respiratoria Le interstiziopatie sono patologie restrittive del
polmone per cui presentano parametri spirometrici tendenzialmente ridotti e
maggiormente compromessi mano a mano che la patologia avanza. E’ altrettanto
tipica una riduzione della diffusione alveolo-capillare dovuta alla distruzione
e al sovvertimento strutturale dell’interstizio, responsabile altresi della
riduzione della "compliace" polmonare. Questo costituisce un evento
sfavorevole in quanto aumenta in maniera sostanziale il lavoro respiratorio in
condizioni in cui ciò non e’ tollerabile . I valori emogasanalitici in genere
manifestano una ipossiemia con lo sforzo che peggiora nel tempo a fronte di
valori normali o modicamente ridotti di PaCO2. Il compenso clinico
dipende dalla funzione residua del polmone nel garantire l’apporto di ossigeno
in periferia cosi da evitare l’insorgenza di una condizione di acidosi. Diagnostica radiologica La valutazione strumentale delle lesioni sopradette si avvale, in
prima istanza, della radiologia del torace che traduce in buona corrispondenza
la reale situazione anatomopatologica dell'interstizio permettendo allo stesso
tempo la monitorizzazione dell’evolutivita’ del processo. La radiologia
tradizionale mostra alterazioni del parenchima polmonare con aspetto
tipicamente reticolare, nodulare o reticolo-nodulare per lo più diffuse. In
alcune forme possono riscontrarsi quadri "a nido d’ape" che depongono
per situazioni terminali, anche se l’aspetto radiografico non sempre si associa
ad un altrettanto grave impegno funzionale. Sussistono
in letteratura casi con reperti radiologici
poco significativi che manifestano pero i caratteri funzionali della fibrosi. Attualmente anche la HRCT
(High Resolution Computerized Tomography) definisce con ulteriore accuratezza
la presenza, il tipo e l'estensione delle alterazioni parenchimali,
differenziando le lesioni potenzialmente reversibili da quelle fibrotiche, ed
in tanti casi sono anche reversibili. E’ stata proposta una stadiazione che
vede la differenziazione in funzione della tipologia della lesione (opacità
"a fondo di bicchiere", reticolare o mista) e in funzione della
estensione della medesima. Un approccio del genere è molto utile per il
follow-up delle interstiziopatie. E’ stato riscontrato una buona correlazione
tra i reperti della HRCT e il danno
anatomopatologico. Tecniche diagnostiche
incruente Sono utili nelle interstiziopatie, in particolare
nelle forme più gravi che necessitano di ventilazione meccanica, sia ai fini di
una corretta diagnosi infettivologica (che rappresenta statisticamente una
delle cause precipitanti più frequenti), sia ai fini di un inquadramento
diagnostico e prognostico delle interstiziopatie di origine non infettiva. E’ risaputo infatti che
nel paziente sottoposto a VAM, gli abituali criteri clinici (febbre >38.5,
leucocitosi > 12000 o < 4000, nuovo e persistente infiltrato,
broncoaspirato purulento, ipossiemia) non permettono di accertare la diagnosi
di polmonite (Tab 4)
Tab
4: criteri clinici di
sospetto diagnostico di polmonite in paziente sottoposto a VAM |
febbre > 38,5 leucocitosi
>12000 <4000 infiltrato persistente broncoaspirato purulento ipossiemia |
Secondo taluni autori
comunque non esisterebbero differenze nella mortalità comparando VAP (Ventilatory Associated
Pneumonia) sospettate clinicamente secondo i criteri
sopra esposti con VAP confermate microbiologicamente usando tecniche di
prelievo protetto. Anzi il fattore principale per una prognosi favorevole
sembrerebbe essere la terapia antibiotica iniziata prima della VAM Questo
presuppone la conoscenza della provenienza del paziente, delle condizioni
immunologiche dello stesso, nonché del tipo di pattern di contaminazione
microbica e/o di resistenza, presente presso ogni terapia intensiva. Nel caso
del paziente intubato e/o tracheotomizzato e’ possibile ed opportuno il ricorso
alle tecniche seguenti di prelievo protetto sia in caso di chiarimento e/o
conferma diagnostica, che in caso di monitoraggio infettivologico, o in caso di
modificazione di preesistenti terapie antibiotiche. Le tecniche a tutt’oggi in
uso, utilizzate sia da sole che in sequenza, alcune anche a scopo di
monitorizzazione della colonizzazione delle basse vie respiratorie sono:
Aspirazione
endotracheale (Endotracheal Aspiration) BAL (Broncho
Alveolar Lavage) e m-BAL (Mini-Broncho Alveolar Lavage) PSB (Protected Specimen Brush) e b-PSB (Blind
Protected Specimen Brush) TPC (Telescopic Plugged Catheter) |
L’aspirazione
endotracheale e’ una procedura diagnostica molto semplice e fornisce una buona
indicazione sulla ecologia tracheale ma diventa poco attendibile, specie in situazioni
molto critiche data l’estrema e frequente colonizzazione delle prime vie aeree.
Basti pensare che la colonizzazione con organismi "hospital acquired"
si instaura gia dopo 48/72 ore di
ventilazione meccanica. Tutte le tecniche protette, eliminando la
contaminazione proveniente delle alte vie aeree consentono l’identificazione di
quelle specie batteriche presenti nelle basse vie aeree che più probabilmente
sono causa di infezione. E’ possibile un'analisi del broncoaspirato diretta dopo colorazione Gram, è possibile anche
la valutazione dei batteri intracellulari. Per la coltura è stabilito un cut
off point in 105 cfu/ml.
Il BAL (Protected Specimen Brush)
è una metodica che trova da tempo applicazione nella diagnosi di pneumocistosi
e legionellosi.. Tale metodica si è dimostrata estremamente utile nella
diagnosi delle polmoniti nosocomiali nel paziente critico. Impiegando un
cut-off-point del 7% di PMN con germi intracellulari, la sensibilita' della
metodica raggiunge l' 86% con una
specificita' del 96%. Riducendo il cut-off
al 5% è possibile incrementare la sensibilita'. Con il BAL la ricerca di germi intracellulari è brevissima e puo'
essere seguita da una colorazione Gram. E' possibile quindi entro 30 minuti dal
prelievo una diagnosi attendibile di polmonite unitamente ad una indicazione
etiologica Per quanto riguarda le colture una soglia di 104 cfu/ml
e’ considerata positiva per la diagnosi di VAP Tali tecniche possono ridurre
l’uso di antibiotici in terapia intensiva e/o aggiustare una terapia antibiotica
iniziata in maniera empirica In ogni caso alcuni studi attestano che l’uso del
BAL nella diagnosi di VAP non incrementa l’outcome.
Il m-BAl (Blind Protected Specimen
Brush) è una tecnica minimamente invasiva nella diagnosi di polmonite inpazie
ntiventilati artificialmente Consiste nell’utilizzo di una procedura simile a
quella del BAL, utilizzando pero quantità di liquido di lavaggio nettamente
inferiori (20 ml) Il cut-off-point e' in genere di 104 cfu/ml. Il
tempo impiegato e ingenere 5+/- 2 minuti Diverso puo' essere il grado di
difficolta' incontrato durante l'esecuzione.
Il PSB (Protected Specimen Brush)
e' una tecnica che si basa sull'impiego di un catetere a doppio lume fornito di
uno spazzolino protetto da una guaina. lo spazzolino viene fatto fuoriuscire a
livello del sito di prelievo nei bronchi distali e consente il prelievo di
materiale non inquinato. Per facilitare la distinzione tra colonizzazione e
infezione e' stabilito un cut-off-point di 103 cfu/ml cui
corrisponde una concentrazione batterica nel sito del prelievo di almeno 106.
Il PSB e' considerata oggi la tecnica di
riferimento per la diagnostica di polmonite nel paziente ventilato
meccanicamente. Benché la tecnica classica preveda l'impiego del catetere in
corso di broncoscopia, sono stati studiati cateteri che permetterebbero
prelievi distali affidabili senza ricorso al broncoscopio.
( b-PSB blind
Protected Specimen Brush) Il PSB non permette l'esecuzione di uno striscio
colorato Gram e pertanto non fornisce in tempi brevi informazioni in grado di
guidare l'impostazione iniziale di una terapia antibiotica urgente Poiche' le
aree sono molto limitate, esiste una percentuale di falsi negativi legati a
prelievi eseguiti da aree non interessate dal processo infettivo. Una precedente terapia antibiotica riduce l'attendibilita'
del PSB.
Il PTC (Plugged Telescopic
Catheter), e’ una tecnica estremamente semplice, dotata di una alta sensibilita
e una buona specificita. Puo’ essere effettua senza l’uso di fibrobroncoscopio
"alla cieca" anche in pazienti con severa ipossiemia. Per la tecnica
suddetta il cut off point è fissato in 103 cfu/ml. Caratteristica
importante è la ripetibilita della tecnica senza particolari rischi per il
monitoraggio infettivologico della colonizzzazione e/o infezione delle basse
vie aeree. E’ comunque necessario
precisare che queste tecniche sono importanti ai fini della determinazione
microbiologica, di estrema utilità anche nelle patologie dell’interstizio che
trovano una base infettivologica, ma sono altresi essenziali nelle patologie degenerativo/infiammatorie al fine di valutare la
cellularita presente, importante ai fini di un orientamento prognostico. In
caso di fibrosi polmonare idiopatica la presenza di eosinofili depone per una
rapidità maggiore della patologia, contrariamente alla presenza di neutrofili
che invece presentano un ruolo patogenetico simile sia nelle forme a decorso
progressivo che in quelle a decorso subacuto. Anzi questi ultimi si presentano
ben correlati all’estensione del processo fibrotico prevalentemente a livello
del lobo interessato. L’incremento dei linfociti rilevato nel BAL (prima dell’inizio del trattamento) e’
considerata espressione di buona risposta alla terapia corticosteroidea Tecniche diagnostiche cruente Sono
utilizzate in modo prevalente per la diagnosi delle patologie polmonari
localizzate. E’ possibile far riferimento a diverse tecniche con sensibilita e
specificita diverse.
Biopsia transtoracica TC guidata ( TTNA : Trans
Thoracic Needle Aspiration Biopsy ) Prelievo transbronchiale ( TBB : Trans Bronchial
Biopsy ) Prelievo
videotoracoscopico ( VAT : Video Assisted Thoracoscopèic Surgery ) Prelievo a cielo aperto |
Biopsia trans
toracica TC guidata è una tecnica
accurata per valutare pazienti con neoplasia polmonare. La sensibilita’ della
tecnica è del 74%, mentre la sua specificita e del 100%.
Quando si confrontano i dati rilevati nella diagnosi di masse tumorali
inferiori ai 3 cm con quelle superiori si hanno risultati non specifici nel 36%
dei casi contro il 16%. La tecnica espone a pneumotorace in poco meno della
meta dei casi. Solo in un quarto dei casi in genere è necessario posizionare un
drenaggio toracico. Il prelievo transbronchiale (TBB) nel 48% dei casi può essere utilizzato
per stabilire una diagnosi istologica, nel 15% è utile per precisare la
diagnosi di polmonite. La sensibilità del TBB è del 57%,
la specificità del 100%. Comunque non da
tutti gli autori e accettato in considerazione del fatto che c’e’ scarsa
concordanza tra l’esame istologico postmortem e il TBB. Le tecniche videotoracoscopiche. (VAT) o quelle chirurgiche a cielo aperto sono utili
prevalentemente per lo studio della patologia periferica
polmonare. Con queste tecniche la scoperta del tumore avviene ad uno
stadio precoce (T1N0M0) rispetto al rilievo
broncoscopico. In caso di rilevazione con VAT e/o chirurgia a cielo aperto e’
meno frequente la rilevazione di neoplasie che invadono il cavo pleurico.
(FORME DI
PNEOMOPATIE INTERSTIZIALI:
FIBROSI POLMONARE (CRIPTOGENETICHE)
IPF: oggi il gruppo maggiore
viene chiamato UIP: polmoniti interstiziali usuali. Questa è l’unico
insieme di potologie che, secondo gli attuali orientamenti, siamo tenuti a
definire IPF. In questa forma (che è un sottogruppo delle vecchie IPF)
rientrano circa il 90 % delle forme di fibrosi polmonare idiopatica (usato qui
come termine generale.
(Non fanno parte
di questo insieme: (DIP: polmonite interstiziale desquamativa) (NSIP:
polmonite interstiziale non specifica) (Non sono qui classificate la polmonite
linfocitaria e la gigantocellulare)
Incidenza: 3-5/100.000 abitanti)
(Rapporto maschi: femmine=1:1-1:2) (Età media di insorgenza: 40,50 anni) ( Sopravvivenza: Alcuni sviluppano ombre fibrotiche che persistono in
variate per una o due decenni. Nell’alviolite allergica intrisecca la
progressione del quadro nodulare avuto in fibrosi fatale è anch’essa molto
variabile: può essere estremamente rapida ma tal volta è reversibile con
precoce terapia steroidea. Altri possono sopravvivere con grossolane anomalie del torace
ma con apparente arresto di malattia per 30 anni o più, nonostante la media di sopravivenza sia di circa: 6-12 anni dalla
diagnosi) (Clinica all’esordio: dispnea, tosse, malessere, stato simil
influenzale) (EO: rantoli bibasilari, ippocratismo digitale, non adenopatie.) (esame Istologico: alterazioni dell’epitelio
alveolare (compaiono cellule cuboidi), ispessimento dei setti con molti tralci
connettivali, infiammazione, e presenza di
numerosissimi fibroblastici (molto importanti per la diagnosi)
attivamente secernenti: queste informazioni fondamentali per la diagnosi
vengono dalla biopsia transbronchiale. Qualsiasi biopsia si scelga è importante
ricordare che le colorazioni speciali comprendenti l’immunoflorescenza, la
micro scopia elettronica e le culture sono spesso necessarie in aggiunta ai
preparati istologici convenzionali, il materiale bioptico ottenuto dalle
malattie interstiziali ed infiltrativi offre molte sorprese. Per queste ragioni
è nella nostra pratica di rutine richiedere materiale bioptico preparato in tre modi: ( 1 trattato con fissativi standard: (2 congelato come materiale fresco per le
procedure successive: (3 opportunatamente
fissato per microscopia elettronica. IL BAL ci da molte indicazioni: infezioni batteriche,
virali, parassitarie, aumento macrofagi, pochi linfociti, aumento neutrofili, a
volte aumentano anche gli eosinofili. Patogenesi:
IC scatenati forse dall’infezione acuta. Si pensa possa esistere qualche
predisposizione genetica: (topi transgenici con deficit di TNFa, TNFb). Perché
i fibroblasti inizino a replicare sono necessari fattori di competenza e
fattori di progressione. TRATTAMENTO: è un
trattamento con associazione di più farmaci, importanti
effetti collaterali: antibiotici di prima scelta antimicrobici (Corticosteroidi ® inibiscono il rilascio di
citochine) (Immunosoppressori: azatioprina ® inibisce sintesi purine) (Ciclofosfamide: antimitotico® agisce
sui macrofagi) (Colchicina :"collageno
statico" ® riduce la secrezione di collagene.) (Ciclosporina
® inibisce attività linfociti T) (Penicillamina ® agisce a livello della
sintesi del collagene maturo) La terapia immunosoppressiva:
questa può essere indicativa per il fatto che la terapia attuale non è molto
utile perché le dosi sono troppo basse; a dosi più alte però i farmaci sono
molto tossici. Una minuziosa anamnesi riguardante l’uso di questi farmaci è importante
in quanto gli stessi farmaci più delle volte possono causare una malattia
interstiziale e fibrosi polmonare, aggravando la malattia per il quale il
farmaco viene usato. Un gran numero di farmaci può causare una polmonite
esenofila acuta tra essi sono inclusi i sali d’oro,
sulfamitici, la pinicilamina, la nitrofurantoina,
la ciclofosfamide, la zatioprina, ecc. quindi il paziente deve essere
monitorato di continuo e se gli esami diagnostici confermano un peggioramento
la sospensione del farmaco per circa una settimana conferma la causa. Comunque
il danno tossico da farmaci: (dovuto a volte ad apparente sinergismo con una
terapia radiante concomitante) deve sempre essere distinto dalle infezioni
opportunistiche e per tanto è solito essenziale ottenere adeguati campioni
clinici tramite una broncoscopia eseguita nella fase iniziale della malattia.
Troppo spesso vi è un ritardo nella
diagnosi perché sono somministrati farmaci in maniera empirica ed i pazienti
raggiungono uno stadio critico della malattia nel quale la terapia antinfettiva
adeguata contro l’infezione opportunistica
o corticostiroidea contro il
danno da farmaci citotossici fallisce non essendo in grado di arrestare il progredire
della malattia. (ESAMI ED APPROCCIO
DIAGNOSTICO: Dati clinico
anamnestici Esami bioumorali RX torace classico Ripetibili durante la malattia, di utilità
variabile TAC
ad alta risoluzione senza mezzo di contrasto. Scintigrafia polmonare con Gallio 67citrato. (BAL
+ biopsia transbronchiale. Test funzionali respiratori. Ottime informazioni ma
non ripetibile Biopsia chirurgica: toracoscopia, toracotomia. (ANAMNESI: esposizione ad agenti ambientali (non
solo lavorativi) (
Farmaci: moltissimi soprattutto ciclofosfamide,
metotrexasate, amiodarone un antiaritmico)
Pregressa radioterapia. (Malattia infiammatorie
(LES) Pregressa diagnosi di neoplasie: il
quadro RX può essere compatibile con linfangite carcinomatosa. Segni di
accompagnamento: pneumotoraci spontanei recidivanti: comuni nell’ istiocitosi
X. La tendenza a dare pneumotorace spontaneo recidivante è dovuta al fatto che
queste patologie determinano la formazione di microbolle nel parenchima
polmonare. RX opacità a vetro smerigliato nelle fasi flogistiche (alveoli e
interstizio pieni di cellule) (nella UIP)
Alla scintigrafia: Segno del panda Segno del lamba. Indicazioni
alla biopsia chirurgica: Paziente con età (biologica)<65 anni
Paziente con sintomi (febbre, rid. peso, emottisi) Familiarità positiva Segni
di vasculite Pneumotorace spontaneo Rx atipico Manifestazioni extrapolmonari
Evolutività clinica, sintomi, RX. Cardiomegalia. Questa procedura attualmente è controversa: l’operazione è
accettabile se eseguita da un chirurgo abilissimo la cui disponibilità e
comprensione assicurano il prelievo di un buon campione dalla parte più colpita
e quella meno colpita del polmone, con il minimo rischio è il miglior risultato
estetico per il paziente.
Sotto questa denominazione di pneomopatie
infiltrative difuse: si intende
infiammazione cronica ò sub acuta
(polmonite interstiziale ) che può evolvere in fibrosi interstiziale diffusa di
varia entità. Il processo origina ed interessa l’interstizio polmonare
(bronchi, arterie, vene, setti interlobulari, bronchioli parete alveolare) La
completa risoluzione spontanea non e un evento non comune, ma può essere dovuto
dalla terapia. I principali farmaci usati sono i corticosteroidi, il
trattamento si basa sulla cura primitiva. Sé i corticosteroidi non risultano
efficaci si può prendere in considerazione di somministrare altri farmaci. (antimetaboliti quali azatioprina) ò farmaci citostatici: quali metotrexate, ciclofosfamide, colchicina,
ciclosporina) Attualmente
si sta valutando l’utilità di questi farmaci.Il trattamento con una simile terapia avvolte non
può essere attuato per la presenza di diabete
scompensato. Prevenzione: Nei pazienti trattati con terapie immunosopressive e
richiesto un isolamento protettivo nei confronti dell’ambiente esterno
per il rischio di varie infezioni . Le norme istituite a tale proposito
prevedono la disponibilità di stanze singole,
provviste di sistemi di ventilazione adeguati ( a pressione positiva o
negativa, secondo i casi ) servizi igienici individuali,filtro esterno tra
stanza e corridoio e regolamenti a cui deve attenersi il personale sanitario, mascherine, guanti, ecc. E
questo riguarda anche il paziente ed i visitatori da adattare secondo al tipo
di patologia di contagio. Altre misure profilattiche:
i raccordi dei sistemi di respirazione assistita devono essere sterili e
monouso, i circuito respiratorio andrebbe sostituito ogni 12/24 ore, i liquidi per nebulizzazione devono
essere mantenuti in condizioni di sterilità e l’eventuale acqua di condensa che
si forma nei tubi va eliminata.
(Pneumopatia
interstiziale usuale (UIP)
La maggior parte
dei casi di fibrosi polmonare idiopatica appartiene a questa entità, tanto che,
nella pratica clinica , la UIP viene identificata con la fibrosi polmonare
idiopatica. Colpisce prevalentemente maschi di mezza età e non presenta
correlazione con il fumo di sigaretta. La sintomatologia comprende tosse secca
persistente, dispnea, astenia e, talora, febbre. E' comune l' interessamento
articolare, potendosi manifestare una vera e propria artrite. Nelle fasi più
avanzate si sviluppa cuore polmonare. La sopravvivenza media, sebbene
variabile, è di 6-10 anni. I test di laboratorio propri delle malattie a genesi
auto immunitaria sono spesso positivi. La radiografia del torace evidenzia
restrizione del parenchima polmonare, interessamento interstiziale più marcato
ai lobi inferiori e, talora, aspetto ad "alveare", aspetti con
caratteristica distribuzione sub-pleurica alla T.C. ed alla HRCT. Sebbene non
diagnostici, questi aspetti sono molto suggestivi di UIP.
Istologico:
nelle biopsie e
nel BAL si rinvengono numerosi fibroplasti,e infiammazione a carico di tutto il
parenchima polmonare affetto.
Il trattamento con steroidi ed immunosoppressori è
fallimentare nella maggior parte dei casi, con mortalità intorno al 60-70%.
Condizione caratterizzata da
una omogeneità temporale della patologia, è in più del 90% dei casi associata
al fumo di sigaretta che ne è, probabilmente, il più importante fattore
eziologico. Clinicamente la malattia ha una progressione più lenta ed una
sopravvivenza molto più lunga rispetto alla UIP. La risposta alla terapia
steroidea è spesso sorprendente.
(Pneumopatia
interstiziale acuta (AIP)
Si identifica con la
sindrome di Hamman-Rich ed è una entità
morbosa rarissima. E' caratterizzata da omogeneità temporale della patologia ,
con progressione molto rapida e scarsa risposta alla terapia. L'aspetto
radiografico è quello di una forma
interstizio-alveolare
(Pneumopatia
interstiziale aspecifica (NSIP)
E' una forma non comune.
Presenta omogeneità temporale e si caratterizza radio graficamente per un
diffuso e spesso interessamento dell'interstizio, senza componente alveolare.
Una moderata fibrosi si instaura in circa la metà dei casi. La prognosi è
relativamente buona, a causa dell'eccellente risposta alla terapia steroidea
(Bronchiolite
obliterante, bronchiolite obliterante con polmonite (BOOP) e polmonite
criptogenetica organizzante (COP)
Queste condizioni determinano
infiammazione dei bronchioli terminali, con vari gradi di ostruzione. La
bronchiolite obliterante comprende una forma costrittiva, con infiammazione e
fibrosi dei piccoli spazi aerei, che può manifestarsi in alcune malattie del
tessuto connettivo e nei trapiantati di polmone e di midollo osseo, ed una
forma proliferativa, caratterizzata dalla formazione di tessuto di granulazione
tra i lumi dei bronchioli terminali, con vari gradi di interessamento del
parenchima polmonare (BOOP). L'opinione corrente è che l'evento iniziale
sarebbe l'interessamento polmonare, che va incontro ad
"organizzazione" e che la bronchiolite sarebbe un evento non sempre
presente, tanto che la malattia è attualmente denominata polmonite
criptogenetica oraganizzante (COP). Alla T.C. si evidenziano multiple aree di
impegno alveolare e/o opacità a "vetro smerigliato", a distribuzione
prevalentemente periferica. La BOOP/COP può associarsi ad altre malattie e
presenta un decorso lentamente progressivo, con buona risposta agli steroidi.
Sebbene siano stati descritti casi di remissione spontanea, la prognosi è
invariabilmente infausta in tempi più o meno lunghi.
Nell'edema polmonare acuto
da insufficienza ventricolare sinistra, l'ombra cardiaca è aumentata di dimensioni
il mediastino superiore è slargato ed i segni dell'edema tendono ad interessare
i campi polmonari inferiori; sono spesso presenti le strie B di Kerley (linee
orizzontali periferiche in prossimità delle basi, di 1-2 cm di lunghezza) ed è
comune il versamento pleurico. Nell'ARDS, gli infiltrati alveolari interessano
i polmoni in toto e non vi sono slargamento del mediastino, ingrandimento dell'
immagine cardiaca e versamento pleurico.
(fibrosi
polmonare secondaria: (farmaci collagenopatie, in
particolare artrite reumatoide, sclerodermia, LES, connettivite mista,
pneumoconiosi, soprattutto asbestosi)
(polmonite da ipersensibilità: (lveolite allergica estrinseca) da esposizione ad actinomiceti termofili, ad antigeni presenti nei condizionatori d' aria a piume di piccioni, ecc.)
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