che
cosa è il cancro ?
Il
cancro è una malattia degenerativa che ha anche un'origine genetica.Fino a poco
tempo fa io non avevo un'idea lucida di quale fosse l'origine di questa
patologia, ma oggi ho la certezza che a provocare questa manifestazione siano i
radicali liberi, che vengono messi in libertà nella cellula dai mitocondri. I
mitocondri, con questi radicali liberi, colpiscono il nucleo della cellula
diecimila volte al giorno, cercando di sovvertirlo. A questa azione dei
mitocondri si antepone un enzima connaturato alla stessa cellula che, per
natura propria, elimina questi radicali liberi. La produzione di questo enzima
viene regolata da un gene. Quest'enzima è la superossido-dismutasi, fortemente
riducente e contrastante l'azione dei radicali liberi. Se i radicali liberi,
per condizioni particolari fisiologiche e anche per stress endogeni, stress
ossidativo interno, riescono ad eliminare dalle cellule o da una cellula
quest'enzima è certo che si scatena il tumore. Il cancro è una manifestazione
di questo difetto cellulare.
Cenni sulla chemioterapia
Sulla chemioterapia si sa già tutto: Essa ha un'azione deleteria e
devastante sull'intero organismo. La chemioterapia si regge su un assioma, anzi
su un paradosso: "Ciò che fa venire il cancro, lo guarisce", guardi a
che assurdità si è arrivati. Nella chemioterapia, la
ciclofosfamide non è altro che un
iprite chelata che viene introdotta nell'organismo, causa sui tessuti delle
reazioni di Feulgen liberando quattro molecole di acido cloridrico. Quindi come si può pensare di curare il
cancro con l'acido cloridrico ?
Detto
questo io posso dare solo delle indicazioni. Si deve mobilitare chi è preposto
alla salute pubblica, cominciando dal ministro della salute.
Il cancro come altre malattie è anche un affare e gli interessi
economici che vi ruotano intorno sono davvero tanti e da tutto ciò che è
emerso, le porcherie della "mala sanità" di Stato… Era una
cosa logica. Non è una scoperta che ci sia la mala sanità. Sarebbe meglio se i
politici italiani avessero visto più a fondo l'interesse e la salute della
gente, ossia pochi farmaci, ma buoni, sperimentati, che moltissimi farmaci
anche con prezzi altissimi che non servono a nulla e fanno male.
Qui di seguito c’è una
lista di aggettivi, di come sono chiamati certi farmaci, chemioterapici: è
quale e una delle sostanze chimiche contenuta in farmaci chemioterapici: cioè l’iprite un gas vescicante questa sostanza e
stata usata e forse viene ancora usata nelle costruzione di armamenti militari
per la distruzione di massa (come si fa a curare delle malattie con farmaci del
genere?)
Alchilante agg. e
s.m. Si dice di un farmaco capace di combinarsi con gli elementi costitutivi
della cellula per dare un alchilato, causando in tal modo la distruzione della
cellula medesima. (Gli alchilanti, che fanno parte della classe degli
antitumorali, vengono somministrati sotto forma di complessi che determinati
enzimi, particolarmente abbondanti nelle cellule cancerose, sono in grado di
scindere. La loro tossicità nei confronti delle cellule sane è relativamente
debole.)
Citostàtico agg. e
s.m. Med. Si dice delle sostanze o degli agenti fisici capaci di determinare un
arresto delle divisioni cellulari, e in particolare le divisioni anormali che
si verificano in seno ai tumori. (Numerosi citostatici vengono sperimentati nei
tentativi di trattamento dei tumori.)
Citotòssico agg.
Med. Si dice di una sostanza capace di distruggere determinate cellule estranee
e che ha all'incirca l'azione di una citotossina. Relativo alla citotossina.
Vescicante agg. e
s.m. Vescicatorio. Si dice di gas per uso bellico che
provoca gravi lesioni a forma di vescicole o bolle sulla pelle e sulle mucose
delle vie respiratorie. (Tipico
gas vescicante è l'iprite.)
Chim. e Farm. Mostarda azotata:
denominazione generica di alcune
sostanze vescicanti di formula analoga all'iprite (detto
gas mostarda, per il suo odore simile alla senape), in cui lo zolfo è
sostituito dall'azoto; perciò sono dette anche azotoipriti. (Arrestano la
mitosi delle cellule e sono state sperimentate a lungo come agenti terapeutici
nel trattamento delle neoplasie, specie nelle leucemie.)
Cenni storici: Sebbene sintetizzata nel 1854, le proprietà vescicanti della mostarda
sulfurea non furono descritte se non nel 1887. Durante la prima guerra
mondiale, l’attenzione medica si concentrò dapprima sull’azione vescicante che
le mostarda sulfurea provocava a livello della cute, degli occhi e delle vie
respiratorie. Più avanti, però, ci si accorse che l’esposizione al composto
provocava anche una grave intossicazione sistemica. Nel 1919 Krumbhaar e
Krumbhaar fecero l’importante osservazione che l’avvelenamento da mostarda
sulfurea era caratterizzato da leucopenia e, nei casi che giungevano
all’autopsia, anche da aplasia del midollo osseo, dissoluzione del tessuto
linfoide e ulcerazione del tratto gastrointestinale. Nel periodo tra la prima e
la seconda guerra mondiale, furono eseguiti degli studi approfonditi sulle
azioni biologiche e chimiche delle mostarde
azotate. La
loro marcata azione citotossica sui tessuti linfatici spinsero Gilman, Goodman
e T.F. Dougherty a studiare gli effetti delle mostarde azotate sui linfosarcomi
trapiantati in topi e nel 1942 cominciarono i primi studi clinici.ciò diede
l’inizio dell’era moderna della chemioterapia antineoplastica (Gilman, 1963. nelle fasi iniziali tutte le ricerche vennero svolte in
segreto in osservanza delle restrizioni riguardanti l’uso di composti
classificati come agenti da guerra chimica. Alla fine della seconda guerra mondiale, però le
mostarde azotate vennero derubricate e una rassegna generale venne presentate
da Gilman e Philips (1946), Wheeler (1982) e di Ludlum e Tong (1985). Sono
state sintetizzate migliaia di varianti della struttura chimica di base delle
mostarde azotate, ma solo pochi di questi composti si sono dimostrati più utili
del composto d’origine in specifiche situazioni cliniche attualmente i
principali tipi di alchilanti che vengono impiegati nella chemioterapia delle
malattie neoplastiche sono cinque: (1) le mostarde azotate, (2) le etilenimine,
(3) gli alchilsolfonati, (4) le nitrosouree e (5) i triazeni.
Immunosoppressóre agg. e
s.m. Farmaco o metodo capace di diminuire o di sopprimere le reazioni
immunologiche specifiche di un organismo di fronte a un antigene.
La
necessità di trovare degli immunosoppressori è sorta quando si è affrontato il
problema dei trapianti di organo e, in particolare, degli innesti renali. Per
risolvere il problema del rigetto è stato necessario ricorrere allo
sfruttamento di determinati processi atti a ridurre le difese immunologiche del
ricevente: la radioterapia a forti dosi è il primo metodo. Sono pure utilmente
impiegati i corticoidi, capaci di opporsi alla reazione antigene- anticorpo.
Farmaci immunosoppressori propriamente
detti sono le sostanze citotossiche e il siero antilinfocitario. I citotossici interferiscono nella
sintesi degli acidi desossiribonucleico e ribonucleico, indispensabili alle reazioni
immunologiche; inibiscono inoltre la formazione dei linfociti, agenti abituali
dei meccanismi immunologici dell'organismo. I più usati sono i derivati della
6- mercaptopurina, antimetabolitico impiegato nel trattamento di alcune
malattie ematiche. Talvolta si può utilizzare un agente già impiegato nella
terapia anticancerosa, la ciclofosfammide, come pure un antibiotico, la
actinomicina C.
Ciclofosfamide
s.f. Farmaco ad azione antineoplastica
appartenente al gruppo degli alchilanti. (Si differenzia da altre sostanze
alchilanti per una minore tossicità a livello del sistema nervoso centrale, ad
azione vescicante. È viene utilizzato soprattutto nel morbo di Hodgkin, nel
mieloma multiplo, nei linfosarcomi e in alcune leucemie.)
Azatioprina s.f.
Farm. Immunosoppressori usato principalmente contro il rigetto
dei trapianti tessutali, in associazione con corticosteroidi e radioterapia, e
nelle malattie autoimmunitarie. I suoi effetti collaterali sono: depressione
midollare e danni epatici.
Iprite s.f. (dalla cittadina di Ypres, nel
Belgio). Aggressivo chimico usato durante la prima guerra mondiale dai
Tedeschi, in bombardamenti d'artiglieria, sul fronte tenuto dalle truppe
alleate a Ypres, nelle Fiandre, il 20 luglio 1917.
Aggressivo agg. Pronto ad aggredire:
Politica aggressiva. Atteggiamento aggressivo. Fig. Impetuoso, battagliero,
combattivo: Carattere, discorso aggressivo. Per estens. Provocante: Una
bellezza aggressiva.
S.m. Mil. Aggressivo biologico, colture di
microrganismi patogeni o di virus che, diffusi in una regione come arma da
guerra, provocano epidemie con conseguenze letali o invalidanti per i colpiti,
creano apprensione nel nemico e nella popolazione e una grave crisi nella sua
organizzazione sanitaria. Aggressivo chimico, sostanza chimica semplice o
composta, capace di provocare la morte o l'invalidità dei combattenti, oppure
di essere temporaneamente debilitante, o destinata a provocare gravi danni ai
vegetali.
Gli aggressivi
biologici sono protetti da ferrea segretezza; di essi si parla solo per ipotesi
o supposizioni. La scienza medica però ci consente di individuare le colture di
potenziali aggressivi e di designare quelle idonee a un proficuo impiego perché
dotate di forte capacità patogena, di facile produzione, di agevole e sicuro
stoccaggio, trasporto e diffusione. Tra i possibili agenti si citano: i funghi
e la coccidioidomicosi (dovuta alle spore di un micete); tra i batteri, quelli
che causano la peste, il carbonchio, la brucellosi, la febbre tifoidea; tra i
batteri intracellulari (rickettsie), quelli che provocano il tifo epidemico, la
febbre a macchie delle Montagne Rocciose; tra i virus, ove si contano il
maggior numero di possibili agenti, i più pericolosi appartengono al gruppo
degli arbovirus che provocano l'encefalite e la meningite virali, la febbre
gialla, certe malattie emorragiche. Tutti questi agenti sono organismi viventi
in grado di riprodursi estendendo nel tempo il loro effetto. Oltre al gran
numero di agenti disponibili in natura, grazie ai progressi dell'ingegneria
genetica c'è la possibilità di combinare tra loro i diversi agenti per
potenziare i rispettivi effetti nocivi e ridurre le già scarse possibilità
della difesa. La scienza medica dispone di mezzi di prevenzione per gran parte
degli agenti citati, ma i responsabili preposti alla difesa non conoscono quale
o quali saranno impiegati. Perciò fra le disposizioni di difesa essi hanno
dovuto escludere le immunizzazioni di massa (vaccinazioni) che, oltre a essere
di difficile attuazione, possono creare reazioni immunologiche avverse allo
scopo prefisso.
Come
per gli aggressivi chimici, anche per questi esiste la remora all'impiego
costituita dal deterrente della rappresaglia, al quale si aggiunge il timore
dell'effetto boomerang nel caso in cui divenisse incontrollabile un loro
massiccio impiego. Un'altra analogia con quelli chimici si ha nella comparsa
degli aggressivi biologici nei conflitti locali. È stato impiegato in Afghanistan
e nel Sud- Est asiatico un agente che provoca la morte tra atroci sofferenze: è
detto “pioggia gialla”, una sostanza a base di tossine ottenute aumentando la
nocività di una muffa del grano provocata artificialmente.
Pur non essendo
aggressivi chimici, i fumi acri impiegati nell'antichità per creare difficoltà
a un attaccante possono considerarsi i loro precursori nell'impiego di un
qualcosa che non era l'arma convenzionale. Vere sostanze chimiche impiegate
come arma da guerra comparvero sui campi di battaglia della prima guerra
mondiale (1914-1918) sul fronte francese; designati gas asfissianti, ebbero lo
scopo di colpire i combattenti al riparo nelle trincee e nei ricoveri. I Tedeschi furono i primi a impiegarli disperdendo nell'aria un gas
(cloro) che il vento portò contro le trincee franco-inglesi (22 aprile 1915) e
furono ancora i primi a impiegare (20 luglio 1917) un aggressivo persistente,
con effetto vescicante letale, nel settore della città di Ypres (da cui il nome iprite). La guerra chimica ebbe grande sviluppo durante
il conflitto, ma non consentì di conseguire risultati decisivi o risolutivi. Sul
fronte italiano gli Austro-Ungarici impiegarono per primi il gas cloro sul
Carso (29 giugno 1916). Gli aggressivi chimici dell'epoca si classificavano a
seconda del danno o della reazione che provocavano nell'organismo umano in:
soffocanti, che colpivano le vie respiratorie; vescicanti, che provocavano
ustioni sulla pelle e sulle mucose e gravi danni agli organi interni; irritanti,
che, passando attraverso i filtri delle maschere, provocavano lacrimazione e
starnuti e inducevano i combattenti a togliersele, soccombendo agli agenti
letali in essi contenuti. Dal punto di vista tattico erano così classificati:
fugaci (cloro, fosgene), persistenti (iprite), semipersistenti (idrolizzabili
dall'umidità dell'ambiente).
Negli anni seguenti
alla prima guerra mondiale sembrò che l'arma chimica dovesse mutare l'aspetto
della guerra, ma fu interdetta dalle convenzioni internazionali di Washington
(2 febbraio 1922) e di Ginevra (11 giugno 1925) e, contrariamente alla
preoccupazione generale, non fu mai impiegata durante la seconda guerra
mondiale, poiché ogni belligerante temeva di trarne più danni che vantaggi.
Profondamente diversa è la situazione attuale: oggi
sono considerati validi gli aggressivi chimici basati su composti fosforganici
detti aggressivi nervini o agenti neurotossici, prodotti chimicamente affini a
taluni pesticidi, ma di più spiccata tossicità. Gli aggressivi nervini sono conservati
allo stato liquido; per l'impiego sono diffusi sotto forma di vapore o di
goccioline (spray). Sull'organismo agiscono per inalazione o attraverso la
pelle, rendendo inattivo l'enzima acetilcolinesterasi, e provocano la morte
entro pochi minuti, dopo una sintomatologia molto complessa (sudorazione
profusa, offuscamento della vista, vomito e defecazione incontrollati,
convulsioni, paralisi, collasso respiratorio). Antidoto ai nervini è
l'atropina, che blocca l'acetilcolina a livello dei recettori neurovegetativi,
unita a una ossima, che allontana l'aggressivo nervino legato all'acetilcolina.
I soldati americani e sovietici hanno in distribuzione iniettori automatici che
contengono un prodotto a base di trimedossima, atropina e benactizina (questa è
un secondo antagonista dell'acetilcolina). Per dare con tempestività l'allarme
è stato realizzato un apparecchio campale (13 kg) che riproduce quanto avviene
nell'organismo umano colpito da un aggressivo nervino: appena l'enzima in esso
contenuto è reso inattivo, scatta automaticamente l'allarme. Di questi agenti
neurotossici gli Americani adottano il GB o Sarin
(isopropilmetilfosfonofluorurato) e il VX
(amminoetilmetilfosfotiolato di O-etil-S-2-diisopropile); i Sovietici impiegano
il GD o Soman (metilfluorofosfonato di 1,2,2- trimetilpropile). La dose letale
va da un milligrammo (Sarin) a 0,4 milligrammi (VX); è
intermedia per il Soman. Dei vecchi aggressivi è conservata validità
all'iprite, presente nelle scorte, mentre due agenti debilitanti realizzati nel
1918 per far uscire all'aperto i combattenti, il DM (difenilamminocloroarsina)
e il CN (-cloroaceto fenone), furono impiegati dagli
Americani nel Vietnam, ma presto abbandonati perché facilmente producevano
effetti letali anziché debilitanti. In loro vece fu allora impiegato il CS (O clorobenzalmalonitrile) che in piccole dosi e con
minor tossicità dei precedenti otteneva lo stesso effetto. Oggi gli Americani
conservano scorte di CS, che classificano come
antitumulto. Per scopi di ordine pubblico sono impiegati candelotti che
emettono fumo misto a pulviscolo irritante abbinato o no a sostanze
lacrimogene. Tra gli aggressivi chimici si devono includere i prodotti chimici
usati dalle truppe statunitensi nel Vietnam per defogliare su vasta scala la
giungla e distruggere le messi (v. DEFOGLIANTE e DISERBANTE).
Se nel corso del secondo conflitto mondiale non si
è verificato impiego di aggressivi chimici per timore di rappresaglia, così non
è avvenuto nei conflitti locali successivi, quando l'avversario non disponeva di
armi analoghe. Negli anni Sessanta si sono impiegati aggressivi chimici nello
Yemen, nell'Irlanda del Nord (agente debilitante), nel Vietnam. I Sovietici
hanno impiegato agenti letali, fra cui agenti neurotossici persistenti e
fugaci, contro la resistenza afghana.
Nella guerra contro l'Iran, l'Iraq ha
impiegato un vescicante, l'iprite, e un neurotossico, il Tabun (a base di
fluoruro di fosforo) che gli esperti ritengono sia impiegato unendolo al Sarin,
al Soman, o al VX. I negoziati per l'interdizione degli aggressivi chimici come
armi da guerra procedono lentamente per la difficoltà di accettare le
ispezioni. Base delle trattative è l'interdizione degli agenti a forte
tossicità e mortali, non includendo in questa categoria gli agenti antitumulto
e gli erbicidi.
Secondo fonti ufficiali in operazioni belliche gli
aggressivi chimici sarebbero stati impiegati per l'ultima volta in Angola
nell'aprile 1988 contro forze guerrigliere utilizzando una combinazione di “gar
mostarda” (cloro) e “gar nervini” (o neurotossine) Soman, Tabun e Sarin. Il
Sarin, gas che colpisce e paralizza i centri nervosi provocando la morte in
pochi minuti e il cui assorbimento avviene sia tramite l'apparato respiratorio
sia attraverso la pelle, è divenuto prepotentemente famoso nel marzo 1995 per
la sua utilizzazione in alcuni attentati terroristici alla metropolitana di
Tokyo. Il Sarin, noto anche come agente “GB”, fu messo a punto in Germania nel
1942.
Attualmente esistono enormi depositi di armi
chimiche, sia in Russia sia negli Stati Uniti e in altri paesi, ma la
produzione è stata sospesa ovunque anche se sospetti persistono per quanto
concerne l'Iraq e la Libia (diverse le crisi internazionali apertesi negli anni
Novanta). La pericolosità dei “gas nervini” è data anche dalla facilità della
loro messa a punto partendo da elementi chimici normalmente in commercio, anche
se costruirle in perfetta sicurezza e conservarle senza pericolo comporta un
alto livello di tecnologia. (Per la protezione v. DIFESA NBC.)