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GENOVA
Sabato 20 Ottobre 2001

GENOVESE A «I FATTI VOSTRI» RACCONTA LA MORTE DELLA GIOVANE DONNA
Va in tv e racconta la tragedia «Mia moglie uccisa dai medici»

GENOVA Ci sono voluti due anni, una battaglia condotta pressochè da solo, uno studio approfondito di testi di medicina e farmacologia, infine anche l’apertura di un sito, ma ora Giuseppe Ricciardo, 43 anni, vedovo dal 29 novembre del 1999, ha ottenuto una prima vittoria: è riuscito ad arrivare in tv per raccontare la sua tragedia, ieri mattina nel corso de «I fatti vostri», sensibilizzando immediatamente il ministero della Sanità, e in sede legale sono stati iscritti nel registro degli indagati cinque medici. Assistito dall’avvocato Andrea Sandra, Ricciardo sostiene che la giovane moglie, morta a 33 anni, è stata di fatto uccisa prima da una diagnosi sbagliata, che non è stata sufficientemente verificata attraverso ulteriori esami e analisi, poi dall’accanimento terapeutico, per la stessa diagnosi, con un farmaco sperimentale somministrato senza chiedere l’autorizzazione nè della giovane donna, nè dei suoi familiari. «L’hanno usata come cavia», è la sua accusa. www.vitarubata.com è l’indirizzo del sito in cui l’uomo con una foga appassionata chiede informazioni sul farmaco utilizzato e dichiara la sua difficoltà a trovare a Genova medici legali disposti ad aiutarlo e l’impossibilità per lui, semplice operaio, di pagare le parcelle di specialisti contattati a Firenze e Milano. «A mia moglie era stata diagnosticata una fibrosi polmonare ed è stata curata con farmaci che possono provocare la fibrosi polmonare interstiziale. Farmaci devastanti, che distruggono tutte le difese immunitarie». «E’ morta in due mesi, cominciando a stare male davvero dopo l’inizio della cura. I medici mi hanno detto che mia moglie era refrattaria alla terapia, ma allora a che scopo continuare?» Ricoverata in un primo tempo all’ospedale di Bobbio per quella che sembrava una insistente bronchite («ringrazio tutto il personale sanitario per la professionalità, serietà e umanità»), scomparsa la febbre dopo le cure, la giovane donna era stata dimessa con il consiglio di affrontare velocemente un approfondimento diagnostico. «Così è cominciato il calvario a San Martino e infine a Pavia, dov’era stata alla fine trasferita in attesa di trapianto polmonare».[a. p.]
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