Il medico dipendente o convenzionato deve esigere da parte della struttura
in cui opera ogni garanzia affinchè le modalità del suo
impegno non incidano negativamente sulla qualità e l’equità delle prestazioni,
nonché sul rispetto delle norme deontologiche.
Il
medico non deve assumere impegni professionali che comportino eccessi di
prestazioni tali da pregiudicare la qualità della sua opera professionale e la
sicurezza del malato.
Commento:
E’ questo un articolo di
indubbia valenza etico-deontologica in quanto sottolinea, non soltanto l’impegno
che il medico deve profondere nell’esercizio della propria attività
professionale, ma soprattutto il livello qualitativo che lo stesso deve
mantenere. E’ evidente che l’applicabilità di questo articolo si scontra,
frequentemente, con le condizioni strutturali e ambientali spesso indipendenti
dalla volontà del professionista.
Il medico all’atto dell’assunzione
dell’incarico deve verificare che le condizioni lavorative siano compatibili con
il decoro dell’esercizio professionale.
Questo non lo esime, comunque, dal
porre in essere ogni possibile tentativo per far si che la prestazione
effettuata a beneficio del malato non rischi di recare pregiudizi all’efficacia
della prestazione stessa.
Come più volte osservato l'attività professionale
medica, che in passato era considerata di carattere squisitamente
libero-professionale, sta sempre più perdendo questa connotazione in conseguenza
del continuo "allargarsi" dell'attività in regime di dipendenza e di
convenzionamento con il SSN.
A prescindere se tali rapporti di lavoro si
svolgano nell'ambito pubblico o in quello privato, è fondamentale per il medico
esigere che la sua opera si svolga in condizioni tali da poter assicurare ai
pazienti l'assistenza necessaria.
Può accadere che, per vari motivi, spesso
legati a fatti contingenti, un medico si trovi a far fronte a un impegno
lavorativo eccessivo a livello temporale. Si pensi, ad esempio, a un medico
ospedaliero in servizio di guardia che non venga sostituito e che si veda
costretto a prestare un ulteriore turno di lavoro. A parte gli esempi che si
possano fare è evidente che nessuna attività professionale, tanto meno quella
medica, può essere svolta in una situazione di disagio operativo che ne
comprometta la qualità.
E' evidente che altri fattori possono "disturbare" o
addirittura rendere precaria la prestazione professionale. Si pensi a carenze
organizzative gravi per cui in una struttura ospedaliera, ad esempio, non
vengano riparati i macchinari necessari per la quotidiana assistenza sanitaria;
oppure a carenze di spazio a disposizione che non permettano ai medici di
operare correttamente nel rispetto della dignità del malato. Accade di frequente
che, per carenze di spazio, nei reparti ospedalieri avvengano ricoveri in
ambienti inidonei (i famosi posti-letto situati in corridoio).
Sempre a
titolo esemplificativo si può far riferimento alle strutture di pronto soccorso
che spesso non sono adeguate alle necessità.
Gli esempi di carenze
organizzative o strutturali che possono porre in pericolo la qualità dell'atto
medico, come abbiamo visto, possono essere molteplici. Bisogna evidenziare,
peraltro, che spesso le vittime di questo stato di cose sono, oltre che i
pazienti, gli stessi medici. Troppo spesso infatti i mass media identificano
nella figura del medico il "capro espiatorio" di una situazione che, invece, non
gli dovrebbe essere assolutamente imputata. Non si vuole, ovviamente, sostenere
che non possano esistere anche responsabilità dei medici per le carenze
dell'assistenza sanitaria ma si intende solo evidenziare come spesso il medico
sia la prima vittima delle carenze amministrative e burocratiche che finiscono
oltre tutto con il porlo in cattiva luce nei confronti dei suoi pazienti.
Per
tutte queste ragioni la norma in commento del codice deontologico pone l'obbligo
a carico del medico di esigere dai responsabili della struttura presso cui
presta il proprio servizio che vangano poste in essere tutte le condizioni
affinché la sua prestazione possa essere di livello accettabile alle necessità
assistenziali.
La norma deontologica si preoccupa, in particolare modo, della
necessità che le carenze organizzative non determinino l’infrangersi del
rapporto fiduciario che è alla base della corretta relazione con i
cittadini.