Il medico deve astenersi dall’ostinazione in trattamenti, da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita.
Commento:
Questo articolo insieme ai
successivi articoli 36 e 37 dedicati rispettivamente ai temi dell’eutanasia e
dell’assistenza al malato inguaribile, costituisce una summa dei doveri del
medico di fronte al malato inguaribile. Questo articolo in particolare deve
essere letto come un esempio pratico dell’orientamento insito in tutto il nuovo
codice di deontologia medica relativamente al rispetto della personalità del
malato e al rapporto paritario fra medico e paziente. Come attraverso il divieto
dell’eutanasia non è permesso al medico di compiere alcun atto diretto alla
soppressione della vita, così con questo articolo, correlativamente, si vieta
l’accanimento diagnostico terapeutico consistente in una inutile ostinazione in
trattamenti che non possono né salvare la vita del paziente né migliorare la
qualità della vita residuale.
Se il concetto di accanimento terapeutico può
essere sufficientemente chiaro occorre, invece, specificare che si parla di
accanimento diagnostico quando il medico, pur in presenza di una prognosi
infausta continui a sottoporre un paziente ad esami e a ricerche inutili (si
pensi ad una malattia neoplastica in cui il tumore abbia dato origine a varie
metastasi senza che il medico abbia avuto la possibilità di scoprire qual è la
forma originaria).
Naturalmente si è in presenza di situazioni drammatiche in
cui il medico spesso può trovarsi solo davanti alla propria coscienza e sotto la
spinta emozionale dei parenti del malato che umanamente potrebbero indurlo a
tentare anche l'impossibile e addirittura il dannoso pur di mantenere qualche
speranza. Occorre innanzi tutto chiarire che lo stesso art. 37 del codice
deontologico fornisce alcuni orientamenti sui compiti del medico di fronte a
malattie a prognosi sicuramente infausta.
In riferimento all'accanimento
diagnostico-terapeutico e in contrapposizione a questo è utile invece accennare
alla medicina palliativa quale risposta adeguata che il medico può dare di
fronte al malato inguaribile.
La medicina palliativa si preoccupa di
assicurare, per quanto possibile, la libertà dal dolore, libertà da altri
sintomi (vomito, insonnia, etc.), la conservazione di una certa autonomia fisica
e, ove possibile, la conservazione di un ruolo sociale e familiare.